Avventure dei cinque regni by S.C. Alder

Avventure dei cinque regni by S.C. Alder

autore:S.C. Alder [Alder, S.C.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Giunti
pubblicato: 2024-03-18T16:26:58+00:00


CAPITOLO 13

Tempesta di stelle

La montagna stava per schiacciarli. Mancava poco che le grotte appena sotto Tuonocastello si sgretolassero. Passarono per un ponte sotterraneo un attimo prima che un imponente ammasso di rocce lo demolisse.

Arrivati allo scolo fognario centrale, Sigrund si guardò intorno: «Di qua!» e si fermò davanti a un condotto le cui sbarre erano state divelte. «Sono entrata da questa parte. In fondo c’è uno scarico che dà sul versante orientale».

Hermod aiutò Elyoona ad arrampicarsi. La maga sembrava sconvolta, sul punto di svenire.

Corsero ancora nel buio. Sentivano boati provenire dall’alto.

Finalmente, dopo l’ennesima svolta, ecco la luce della luna in fondo al camminamento.

Erano a qualche metro dallo sbocco quando il soffitto sopra l’uscita cedette e un macigno ostruì il passaggio.

L’elfo aggrottò le sopracciglia: «Fine della corsa». La valchiria non lo ascoltò neanche e, a mani nude, cercò di liberare la strada.

La pietra gemeva, incrinandosi, ma non si spostò di un millimetro.

«Oona» Hermod si girò verso la maga. «Forse potresti…»

Filavandro le si precipitò accanto: «Sì streghetta. Uno dei tuoi intrugli esplosivi. Voglio un bel botto! Su su!».

Elyoona era esausta ma fece un tentativo. Avvicinò le mani, che subito si caricarono di scintille arcane. Un globo iridescente prese forma. La spada di Hermod si illuminò. Poi la sfera si deformò e di colpo esplose liberando decine di farfalle.

Il Templare chinò la testa, mettendosi a pregare.

«Inutile, ancora una volta» grugnì Sigrund. «C’è qualcosa che sai fare?»

Mortificata, la ragazza rimase a guardare mentre la valchiria, concentrando tutte le sue forze in un colpo, polverizzò il masso. Filavandro dovette afferrarla per un braccio, tanto aveva lo sguardo basso per la vergogna, trascinandola con sé oltre l’apertura.

Erano fuori.

Corsero ancora e ancora, scappando da quel luogo maledetto. Quando tutti furono ormai esausti, si voltarono. Erano arrivati ormai sulla sommità del picco dirimpetto.

La notte si stava debolmente rischiarando.

Si fecero strada tra rocce e scarpate. Quando arrivarono sulla cima di un monte, guardando in basso videro solo nuvole. Un mare di nuvole che si estendeva a perdita d’occhio.

«D-dove siamo?» chiese Hermod ammirando quello spettacolo.

«Non siamo più nelle terre di Aurora e neanche in quelle di Frosthorn» gli rispose Elyoona. «Queste sono le nuvole di Encantia».

Non c’era alcun entusiasmo nelle sue parole. Mentre scendevano dal monte, attraverso quella fitta nebbia, sembrava aver perso la sua vitalità, di colpo silenziosa e sommessa. Hermod tentò di parlarle, ma vedendola così seria e cupa rinunciò.

Quando finalmente raccolse tutto il suo coraggio e si lanciò, sentì la pressione di due occhioni rossi premere sul suo collo. E non poté fare a meno di girarsi.

Sigrund troneggiava su un’alta roccia pallida. Il suo sguardo era fisso su di lui.

La valchiria ruppe il silenzio: «Quella spada non è come tutte le altre».

Il ragazzo la prese delicatamente tra le mani.

Era ovvio che non lo fosse. Non solo per la sua singolare manifattura, la colorazione blu luminosa e la sua insolita maneggevolezza. Quell’arma aveva reagito alle magie di Elyoona.

La guardò di nuovo, alla luce del sole. Il pomolo, leggermente allargato, era intagliato in modo da sembrare un groviglio di radici.



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